Sono nato povero, ma moderno. Quindicenne, istintivamente già pensavo a disegni semplici, chiari e immediati. La sintesi per me è stata una legge di vita nei segni e nelle parole. La sintesi è meravigliosa e, quando la usi, tutti te ne sono grati. Essere conciso, essenziale nel segno e nella forma, questa è la mia aspirazione. Una famosa frase di Mies van der Rohe la esprime magnificamente: “Nel meno c’è il più”. Ma la sintesi non vale in amore… La sintesi non è aridità. Si può essere sintetici anche in interpretazioni ricche di materia e di forma. Quando parlo di sintesi non mi riferisco solo a immagini rigorosissime, ai bianchi assoluti, alla croce di un Malevic o al taglio di un Fontana: un fondo bianco con dieci pallini o il quadro del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo possono essere altrettanto sintetici, se hanno una fisionomia immediata. Anche cento cavalieri mi vanno bene, se ce n’è uno solo che si volta. Deve sempre esserci un’unità precisa.
Di Armando Testa
Sono nato povero, ma moderno. Quindicenne, istintivamente già pensavo a disegni semplici, chiari e immediati. La sintesi per me è stata una legge di vita nei segni e nelle parole. La sintesi è meravigliosa e, quando la usi, tutti te ne sono grati. Essere conciso, essenziale nel segno e nella forma, questa è la mia aspirazione. Una famosa frase di Mies van der Rohe la esprime magnificamente: “Nel meno c’è il più”. Ma la sintesi non vale in amore… La sintesi non è aridità. Si può essere sintetici anche in interpretazioni ricche di materia e di forma. Quando parlo di sintesi non mi riferisco solo a immagini rigorosissime, ai bianchi assoluti, alla croce di un Malevic o al taglio di un Fontana: un fondo bianco con dieci pallini o il quadro del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo possono essere altrettanto sintetici, se hanno una fisionomia immediata. Anche cento cavalieri mi vanno bene, se ce n’è uno solo che si volta. Deve sempre esserci un’unità precisa.
Di Armando Testa